Carlo Rovelli, fisico e matematico, famoso per i suoi loop, teoria cosmologica alternativa a quella delle stringhe, ha scritto un bel libro su Anassimandro di Mileto (uscito ora in francese per Dunod e disponibile in italiano online) che ritrova nel filosofo presocratico le origini dello spirito scientifico. Il Cielo sta sopra e la Terra sta sotto, giusto? Così si è sempre pensato, e anche noi, nella vita di ogni giorno, vediamo le cose in questo modo. Ma se è così, come fa la terra a non cascare? C'è qualcosa sotto che la sorregge? Questa immagine del mondo, fatto di Terra e Cielo, di sopra e sotto, osserva Rovelli, «è condivisa dalle civiltà egiziana, cinese, Maya, dell'antica India e dell'Africa nera, dagli Ebrei della Bibbia, dagli Indiani del nord America, dagli antichi imperi di Babilonia e da tutte le altre culture di cui abbiamo traccia. Tutte eccetto una: la civiltà greca. Già nel periodo classico, per i Greci la Terra era un sasso che galleggia nello spazio senza cadere: sotto alla Terra non c'è altra terra all'infinito, né tartarughe, né colonne: c'è lo stesso cielo che vediamo sopra di noi. Come hanno fatto i Greci a comprendere presto che la Terra è sospesa sul nulla, e il cielo continua sotto i nostri piedi? Chi lo ha capito e come?» Eccoci dunque al nostro eroe. Anassimandro ha ridisegnato profondamente la mappa del cosmo, regalandoci un mondo aperto, fatto di una Terra che vola in un cielo che la circonda. Una rivoluzione concettuale senza la quale non ci sarebbe stata, molti secoli dopo, neppure quella di Copernico, Galileo e Newton. E Anassimandro non aveva grandi strumenti per realizzarla. Si appoggiava solo «sulle prime imprecise speculazioni di Talete, il suo concittadino e maestro, e sui suoi occhi con cui osservare il cielo. Nient'altro». Eppure compì quella che Karl Popper ha definito «una delle idee più audaci, delle più rivoluzionarie e delle più portentose dell'intera storia del pensiero umano». Per pensare che la Terra non è che un sasso che vaga nello spazio bisognava avere l'audacia di dubitare di sé, delle proprie certezze, dei propri sensi e, soprattutto, dei propri maestri. Da allora la conoscenza, la scienza, il pensiero si abbeverano alla fonte del dubbio per compiere i loro più esaltanti passi avanti, in un processo critico e aperto, senza fine. Con Anassimandro, non solo la nostra Terra ha cominciato a volare, ma anche la nostra intelligenza.